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Awareness of the seismic vulnerability of the architectural heritage led, initially in 1986, to the identification of improvement as the most appropriate intervention to counter it. Later, in 2004, improvement was included in the normative definition of restoration. However, comparing the different definitions that have followed until the most recent one of 2018, it becomes apparent how significantly both the concept of improvement and the related technical procedures have changed, now linked to the modelling provided for the adaptation and a specific percentage of its numerical value.
The 2018 Technical Standards and the related circular emphasise local interventions, suggesting them as a logical first step in reducing vulnerability. In this context, the proposal, already made in 2018 during a study commission to update the 2011 Guidelines, to introduce two levels of improvement is reiterated and further developed. The first level is achieved by systematically addressing the vulnerabilities present through local interventions, while the second, reserved for buildings housing sensitive functions, is calculated as a percentage of the upgrade, but only after all local vulnerabilities have been eliminated. This approach could re-establish a relationship of consistency and continuity with the restoration work, which is currently interrupted.
La consapevolezza della vulnerabilità sismica del patrimonio architettonico ha portato prima (1986) a indicare la specifica categoria del miglioramento come l’intervento idoneo a contrastarla, poi (2004) a includere il miglioramento nella stessa definizione normativa di restauro. Tuttavia, la comparazione delle diverse definizioni che si sono succedute nel tempo, sino alla più recente (2018) mette in evidenza come siano radicalmente mutati sia il concetto di miglioramento sia la relativa procedura tecnica, ora riferita alla modellazione prevista per l’adeguamento e ad una quota percentuale del suo valore numerico.
Considerato che nelle Norme tecniche 2018 e nella relativa circolare si valorizzano maggiormente gli interventi locali, proponendoli come il primo passo logico per la riduzione della vulnerabilità, si riprende e si argomenta la proposta, già avanzata in occasione di una commissione di studio (2018) per l’aggiornamento delle Linee Guida (2011), di introdurre due livelli di miglioramento, il primo dei quali si ottiene contrastando sistematicamente con interventi locali le vulnerabilità presenti, il secondo, rivolto agli edifici che ospitano funzioni sensibili, calcolato come quota dell’adeguamento con le modalità attuali, ma comunque dopo aver contrastato tutte le vulnerabilità locali. Questo può riportare il miglioramento ad un rapporto di coerenza e continuità con l’opera di restauro, ora interrotto.
Nella seconda parte, per ampliare gli strumenti tecnici utilizzabili nel miglioramento e aumentarne l’efficacia, riducendo i costi e gli impatti, si propone di approfondire l’utilizzo di presidi esterni visibili, concepiti come opere provvisionali stabilmente applicate, fornendo alcune esemplificazioni.