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In order to speak of the vulnerability of architecture and, therefore, of the predisposition to suffer damage or modification due to the occurrence of external causes, it should be premised that architecture is a concrete expression of the original design but, above all, of time, and it is the signs of time that characterise it and qualify its singularity.
The impact of risks should be assessed in terms of loss of value and the loss of information about an architectural work is a loss of value.
To preserve means to maintain the complex of signs and signs are susceptible to interpretation and judgement, but no historical, constructive, formal or material value should be privileged.
This implies an interdisciplinary cognitive framework and work with a dual purpose: durability of the material and permanence of the signs.
The repair of the damage, in terms of safety, is certainly a priority but not autonomous from the work being protected as a whole.
The danger of an anachronistic competition of a heterogeneity of approaches and a confusion of languages must be considered a debate overcome: the complexity of restoration expresses a way of thinking about architecture and requires a co-ordination of design and work direction that finds a synthesis between the topicality of innovative techniques and the topicality of constructive and aesthetic traditions.
Climate change and the limited culture of prevention are the major causes of the incidence of disasters linked to factors of geophysical, hydrogeological and meteorological origin.
Under the aggression due to extreme events The issue of cultural heritage safety also involves, in a decisive way, the non-structural part, which includes every aspect of the building.
Per parlare di vulnerabilità dell’architettura e, quindi di predisposizione a subire danni o modifiche a causa del verificarsi di cause esterne, è opportuno premettere che le architetture sono espressioni concrete del progetto originario ma soprattutto del tempo e sono, in particolare, i segni del tempo, che le caratterizzano e ne qualificano la singolarità.
L’impatto dei rischi va valutato in termini di perdita di valore e la perdita di informazioni su un’opera architettonica è una perdita di valore.
Conservare vuol dire mantenere il complesso dei segni e i segni sono suscettibili di interpretazione e giudizio, ma nessun valore storico, costruttivo, formale e materiale deve essere privilegiato.
Ciò comporta un quadro conoscitivo ed un lavoro interdisciplinari con duplice fine: durata della materia e permanenza dei segni.
La riparazione del danno, in termini di sicurezza, è sicuramente prioritaria ma non autonoma dal complesso dell’opera oggetto di tutela.
Deve essere ritenuto un dibattito superato il pericolo di un’anacronistica competizione di un’eterogeneità di approcci ed una confusione di linguaggi: la complessità del restauro esprime un modo di pensare l’architettura e richiede un coordinamento di progettazione e direzione lavori che trovi una sintesi tra l’attualità delle tecniche innovative e l’attualità delle tradizioni costruttive ed estetiche.
Il cambiamento climatico e la limitata cultura della prevenzione sono le maggiori cause dell’incidenza dei disastri legati a fattori di origine geofisica, idrogeologica, meteorologica.
Sotto l’aggressione dovuta ad eventi estremi il tema della sicurezza dei beni culturali coinvolge, in modo determinante, anche la parte non strutturale, che include ogni aspetto dell’edificio.