Perchè Structural?

di Donatella Guzzoni

Non tutte le riviste di ingegneria in Italia hanno avuto la fortuna di sopravvivere alle difficoltà di questo settore editoriale che ha sempre sofferto non solo per la mancanza di efficaci strumenti distributivi, ma anche perché difficilmente viene riconosciuto il valore che esso ricopre nella circolazione delle idee e dei novi temi di ricerca. Molte volte gli spazi delle riviste specializzate sono gli unici luoghi dove i giovani ricercatori possono far conoscere i temi delle loro ricerche e dove i più maturi professionisti possono sperimentare la verità di nuove direzioni nelle loro indagini. E senza l’informazione prodotta anche dalle riviste tecniche i motori di ricerca avrebbero ben poco da aggregare. Tuttavia non esistono in questo settore incentivi di alcun genere e l’unica fonte resta quella delle sponsorizzazioni pubblicitarie che anch’esse soffrono di contingenze economiche sempre più difficili. Anche per queste ragioni abbiamo dovuto assistere con amarezza alla recente chiusura di storiche testate che, come l’ “Industria Italiana del Cemento”, lungo la seconda metà del xx secolo hanno contributo a diffondere in Italia - e non solo - le proposte dell’ingegneria strutturale. Se il venir meno di queste testate ha dato più spazio alla nostra rivista, noi tuttavia non ne siamo soddisfatti, perché crediamo fermamente che la circolazione delle idee sia elemento fondamentale per la crescita scientifica e professionale, che ha sempre un maggior sviluppo quanto più ampi e diffusi, ed anche contrastanti, si rivelino i diversi contributi presenti nel panorama del dibattito. Certamente noi oggi, dopo quasi trent’anni di vita, registriamo una nuova crescita, innanzitutto un incremento editoriale sotto l’aspetto grafico per metterci al passo con le proposte sempre più sofisticate dei media contemporanei, ma è soprattutto lo spazio dei contenuti che noi intendiamo sviluppare ed ampliare cercando di coinvolgere nello stesso comitato scientifico quelle forze intellettuali che le università italiane hanno dimostrato di saper coltivare e valorizzare nel mondo, e che sempre più trovano risposta nell’attenzione del mondo imprenditoriale e professionale italiano. Ma l’aspetto forse più significativo che voglio evidenziare per sottolineare il nostro rinnovato impegno su questo difficile fronte sta nella nuova parola “structural” che abbiamo voluto aggiungere accostare a quello storico, come integrazione e precisazione, proprio ad aggettivare e rafforzare una concezione dell’edilizia in cui la forma e la struttura sono due aspetti di un identico ed unico atteggiamento culturale. La cultura dell’ingegneria italiana è infatti nata e cresciuta nel segno di questa unità multidisciplinare, un tempo avremmo detto politecnica; la sua forza propositiva è sempre più presente proprio in questa connessione tra ricerca tecnologica e ricerca progettuale, tra la messa a punto sperimentale di dispositivi e materiali innovativi nel campo della costruzione e del cantiere e la qualità progettuale legata ai temi della sicurezza, della durabilità e dell’efficienza. Non è quindi per una soggezione anglofona che abbiamo pensato a questo secondo nome per la nostra rivista, ma perché appaia evidente il senso della nostra ambizione, quella appunto di mantenere a disposizione un luogo, libero al dibattito e alla verifica dei temi e dei problemi, per una sempre più diffusa cultura dell’ingegneria strutturale in Italia.

EDITORIALE pubblicato su STRUCTURAL 162